Team di ricercatrici scopre la presenza di strutture i-Motifs nelle cellule umane capaci di controllare l’espressione dei geni cellulari.
L’informazione genetica di ogni cellula è contenuta nel DNA. Watson e Crick nel lontano 1953 hanno dimostrato che esso assume una struttura a doppia elica. Numerosi studi susseguitosi negli anni, hanno provato che la struttura del DNA è molto più dinamica di quanto inizialmente ritenuto. Infatti, può assumere conformazioni alternative alla doppia elica, definite come strutture “non canoniche”. Fra queste, i-Motifs (iMs) e G-quadruplexes (G4s) sono strutture a quattro filamenti che si possono formare in particolari regioni del DNA in base alla sua composizione.

Grazie alle onde luminose estreme sarà possibile concentrare energia in modo preciso e non-invasivo in tessuti tumorali profondi. Questa la scoperta di un gruppo di ricerca formato da Sapienza Università di Roma, Istituto dei Sistemi Complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, che è riuscito nella trasmissione di luce laser di intensità estrema attraverso tumori millimetrici. Il risultato, pubblicato su Nature Communications, apre importanti prospettive per nuove tecniche di fototerapia per il trattamento del cancro

Pubblicato su «Scientific Reports» lo studio dell’Università di Padova in cui si dimostra per la prima volta che se i batteri intestinali (Lactiplantibacillus plantarum) sono vivi e attivi entrano in simbiosi benefica con l’animale e sono fonte nutritiva Il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi (batteri, ma anche virus, funghi e protozoi) ospitati da ciascun essere umano o animale sin dalla nascita e per tutta la sua vita.

È una popolazione composta da centinaia di specie diverse formate da cellule e geni. Queste “comunità”, come è noto da tempo, esercitano un effetto benefico sulla nostra salute: temprano il sistema immunitario, proteggono dalle infezioni di agenti patogeni, favoriscono la digestione e prevengono malattie cardiovascolari. Negli ultimi anni è stato scoperto che specifici batteri intestinali favoriscono anche la nostra crescita in condizioni di denutrizione. Semplificando, se una dieta è povera in nutrienti come ad esempio le proteine e se sono presenti batteri intestinali benefici, questi ultimi favoriscono comunque la crescita compensando la mancanza, come si avesse una dieta standard.


Un team di ricerca interdisciplinare coordinato dal Cnr-Isof ha studiato la formazione di nanostrutture organiche all’interno di cellule umane, comprendendone il meccanismo di crescita.
Lo studio, pubblicato su Advanced Materials, promette ricadute significative in diversi settori. In medicina getta le basi per lo sviluppo di terapie innovative per la rigenerazione dei tessuti basate su nanomateriali.


Cosa succede quando piccole molecole prodotte in laboratorio si trovano all’interno di cellule umane? Come si comportano? Per una di queste la risposta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Materials, firmato da un team di ricerca guidato dall’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isof) di Bologna e svolto in collaborazione con diversi gruppi Cnr, il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna e l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit, sedi di Milano e Pisa). È noto che tali molecole possono aggregarsi formando nanostrutture altamente biocompatibili e conduttive: oggi, gli studiosi ne hanno osservato e compreso il meccanismo di crescita.


Un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, dell’IRCCS - Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna e dell’Università di Lund ha sperimentato con successo la capacità di un test sul liquido cerebrospinale di individuare nei pazienti la presenza della malattia da corpi di Lewy anche prima della comparsa di sintomi noti come disturbi motori o cognitivi

La malattia da corpi di Lewy – un termine ombrello che include sia il morbo di Parkinson che la demenza da corpi di Lewy – è la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo il morbo di Alzheimer. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, dell’IRCCS - Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna e dell’Università di Lund (Svezia) ha ora dimostrato che, con un test sul liquido cerebrospinale, è possibile rilevare la presenza della malattia prima della comparsa dei sintomi.



Disturbi neurologici meno frequenti e nella maggioranza dei casi, risolti, spesso anche in tempi brevi, nelle ondate pandemiche successive alla prima. Questi gli esiti dello studio Neuro-COVID Italy, promosso dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Neurology, giornale ufficiale della American Academy of Neurology.

I disturbi neurologici associati all'infezione da COVID-19, chiamati collettivamente con il termine "neuro-COVID", sono tra gli aspetti più allarmanti, controversi e meno compresi della recente pandemia. Si tratta di sintomi e malattie diverse - dall’encefalopatia acuta (ovvero un grave stato confusionale, con disorientamento e allucinazioni) fino all’ictus ischemico, l’emorragia cerebrale, le difficoltà di concentrazione e memoria, la cefalea cronica, la riduzione dell’olfatto e del gusto, alcune forme di epilessia e di infiammazione dei nervi periferici.

 

Uno studio clinico condotto presso l’Istituto Europeo di oncologia dimostra l’efficacia di un’innovativa sonda, sviluppata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dalla Sapienza Università di Roma, nell’individuare con precisione i tessuti tumorali da rimuovere nel corso degli interventi di chirurgia dei tumori neuroendocrini

Un team congiunto di medici, ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e di Sapienza Università di Roma, coordinato da Emilio Bertani della Divisione di Chirurgia dell’apparato digerente e Direttore dell’Unità di Chirurgia dei tumori neuroendocrini dello IEO, e Francesco Ceci Direttore della Divisione di Medicina Nucleare dello IEO, ha dimostrato con uno studio clinico che l’impiego di una innovativa sonda “cerca-tumore” migliora l’efficacia della chirurgia dei tumori neuroendocrini gastrointestinali.


Un nuovo metodo basato sull’applicazione della fisica della materia a sistemi biologici permette di studiare particolari molecole coinvolte nella crescita delle cellule tumorali. Il protocollo messo a punto, frutto della collaborazione fra il Dipartimento di Fisica della Sapienza, il Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia e l’Istituto Officina dei Materiali del Cnr, potrà essere applicato tanto per sviluppare farmaci antitumorali di nuova generazione quanto per valutare l’efficacia di quelli esistenti. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Journal of American Chemical Society (JACS), che ha anche selezionato un’immagine creata dagli autori come copertina supplementare
I telomeri sono particolari aree del DNA umano legate a più dell’85% dei tumori maligni e il loro studio potrebbe portare allo sviluppo di farmaci antitumorali di nuova generazione con un ampio spettro d’azione.


Dal mare alla montagna, quanto aspettare prima di fare il bagno, cosa fare in caso di punture di insetto o medusa o durante un viaggio in auto.


Al mare, in montagna o in città, il vademecum degli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per affrontare con serenità l’estate in compagnia dei propri figli. Tanti i consigli per i genitori: dalle punture delle zanzare a quelle delle meduse, dall’alimentazione all’abbigliamento. E poi ancora i suggerimenti su come affrontare il mal d’auto. Un articolo e un’intera sezione dedicata sul sito www.ospedalebambinogesu.it.


QUALI SONO LE ORE IN CUI USCIRE E QUELLA DA EVITARE?

L’esposizione diretta al sole risulta essenziale per la produzione di vitamina D, che favorisce l’assorbimento del calcio e la sua deposizione nelle ossa, stimola la produzione di melanina, oltre a rivestire molte altre importanti funzioni influendo anche sull’umore; esporsi tuttavia per tempo prolungato e nelle ore sbagliate - quelle più calde al centro della giornata - può dar luogo a eritemi e scottature che rappresentano un fattore di rischio per i tumori cutanei in età adulta. I bambini al di sotto dei 6 mesi è preferibile non esporli mai ai raggi diretti del sole mentre tra i 6 mesi e i 2 anni è consigliabile evitare l’esposizione tra le 10.30 e le 18.30.


COME VESTIRE IL BAMBINO?
I vestiti devono essere adeguati alla temperatura della giornata tenendo presente che i bambini più piccoli hanno maggior difficoltà a mantenere una temperatura costante, soffrendo così di più il caldo. Vanno privilegiati i tessuti naturali e traspiranti, come il lino e il cotone, meglio di colore chiaro. Bisogna prestare particolare attenzione agli sbalzi di temperatura con il passaggio negli ambienti con aria condizionata. L’uso di occhiali da sole protettivi sarebbe auspicabile ma, come il cappellino, pochi sono i bambini piccoli che riescono a tenerli.


COSA MANGIARE QUANDO FA CALDO?
Si sa che l’estate è fatta anche per fare qualche eccezione all’alimentazione più regolare. Tuttavia, con l’aumento della temperatura, si deve ridurre l’apporto calorico, in particolare quello dato da cibi grassi: è preferibile quindi assumere carboidrati semplici e a più rapida digeribilità. Una dieta più ricca di frutta e verdura è fortemente consigliata per aumentare l’apporto di acqua e sali minerali, prevenendo così la disidratazione. Anche una maggior assunzione di acqua o spremute di frutta fresca favorisce l’idratazione; vanno evitate invece le bevande fredde, gassate o troppo dolci.


DA CHE ETÀ SI PUÒ PORTARE IL BAMBINO AL MARE?
L'organismo dei bambini più piccoli fatica a mantenere una temperatura corporea costante anche per avere una più ridotta superficie corporea rispetto a quella dell'adulto, con minore possibilità di disperdere il calore tramite il sudore. Per tale motivo nei primi sei mesi di vita andrebbe limitata la presenza in spiaggia alle primissime ore del mattino e/o al tramonto; successivamente, si potrà gradualmente portarli in spiaggia fino alle 10.30 o dopo le 18.30, liberalizzando progressivamentegli orari dopo i 2 anni di vita.


DA CHE ETÀ SI PUÒ FARE IL BAGNO?
Nei primi 6 mesi di vita, più è piccolo il bimbo, e meno c'è la necessità di immergerlo nell'acqua di mare o in piscina. Successivamente il lattante può entrare in acqua, per pochi minuti e se il clima e la temperatura dell'acqua sono confortevoli, in braccio a mamma o papà, avendo l’accortezza di sciacquarlo poi con acqua dolce per togliere il sale e/o il cloro dalla cute.


CHE ALTITUDINI SI POSSONO RANNGIUNGERE IN MONTAGNA?
Un bambino ha la stessa tolleranza di un adulto per l'alta quota, a condizione che non abbia particolari problemi di salute (problemi cardiaci, polmonari o prematurità). Di massima le quote da preferire in bambini che vivono in pianura o a basse quote sono: 3 mesi-12 mesi fino a 2000 metri; 2-5 anni fino a 2500 metri; maggiori di 5 anni anche oltre i 2500 metri. Fino a 3 mesi di età, in soggetti sani, non ci sono controindicazioni, ma per periodi brevi va valutata l'opportunità di modificare i ritmi che si creando nelle prime settimane di vita. In ogni caso è sconsigliato l'uso di cabinovie veloci nei primi 2-3 anni di vita.


COME COMPORTARSI IN CASO DI PUNTURE DI ZANZARE?
Quando un bambino viene punto da una zanzara si forma un rigonfiamento (pomfo) pruriginoso per cui si può applicare un gel di cloruro di alluminio al 5%, che ha un'azione sia sul prurito sia sulla tumefazione. In alternativa, hanno la stessa azione gli impacchi di ghiaccio, da tenere sulla parte punta per qualche minuto.


COME COMPORTARSI IN CASO DI CONTATTI CON MEDUSE E TRACINE?
Per quanto riguarda le meduse, i consigli da seguire nel caso si faccia questo spiacevole incontro sono: grattare con una tessera di plastica le zone della cute venute a contatto, per impedire alla tossina di penetrare la cute ed entrare in circolo; applicare, senza frizionare, sabbia calda essendo la tossina termolabile; successivamente detergere la parte con acqua salata; applicare gel al cloruro di alluminio al 5%; non utilizzare l’ammoniaca; consultare il medico in caso di reazioni più gravi.
La puntura della spina dorsale della tracina, pesce che vive nel fondale sabbioso del mare, provoca un dolore estremamente intenso per la liberazione di una tossina. La parte colpita appare rossa e tumefatta e, raramente, possono verificarsi sintomi generalizzati quali aumento della frequenza cardiaca, difficoltà di respirazione, nausea, difficoltà di movimento dell’arto colpito. Poiché la tossina inoculata dalla tracina è termolabile, è consigliabile immergere il piede in acqua calda per disattivarla, mentre nei casi più gravi o complicati il medico potrà prescrivere antibiotici e antistaminici.

L’Istituto di informatica e telematica del Cnr ha sviluppato una metodologia basata su nuovi algoritmi di intelligenza artificiale in grado di prevedere la recidiva del tumore alla prostata. Lo studio è pubblicato su Scientific Reports.

 Il tumore alla prostata (Prc) è il quarto tipo di tumore più comunemente diagnosticato a livello mondiale con circa 1.4 milioni di diagnosi nel 2022. Si prevede che nella comunità europea nel 2025 verranno fatte 363.000 nuove diagnosi di Prc, con un numero di decessi stimato a circa 78.000. Dopo l’asportazione chirurgica della prostata, circa il 15% dei pazienti sottoposti all’operazione sono classificati come ad alto rischio di recidiva e richiedono un attento monitoraggio per individuare la risorgenza della malattia e prendere le decisioni terapeutiche opportune. Tuttavia, la velocità con cui il tumore si ripresenta varia notevolmente da paziente a paziente.

 

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