Lunedì, 16 Novembre 2020

 

First interim analysis included 95 participants with confirmed cases of COVID-19

Phase 3 study met statistical criteria with a vaccine efficacy of 94.5% (p <0.0001)

Moderna intends to submit for an Emergency Use Authorization (EUA) with U.S. FDA in the coming weeks and expects the EUA to be based on the final analysis of 151 cases and a median follow-up of more than 2 months

 

Moderna, Inc. (Nasdaq: MRNA), a biotechnology company pioneering messenger RNA (mRNA) therapeutics and vaccines to create a new generation of transformative medicines for patients, today announced that the independent, NIH-appointed Data Safety Monitoring Board (DSMB) for the Phase 3 study of mRNA-1273, its vaccine candidate against COVID-19, has informed Moderna that the trial has met the statistical criteria pre-specified in the study protocol for efficacy, with a vaccine efficacy of 94.5%. This study, known as the COVE study, enrolled more than 30,000 participants in the U.S. and is being conducted in collaboration with the National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), part of the National Institutes of Health (NIH), and the Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), part of the Office of the Assistant Secretary for Preparedness and Response at the U.S. Department of Health and Human Services.

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An international group led by Dr Banafshe Larijani, an Ikerbasque researcher seconded to the Biofisika Institute (UPV/EHU-University of the Basque Country, CSIC), has developed a new diagnostic method making it possible to accurately predict which cancer patients will respond positively to immunotherapy. This method will allow oncologists to tailor treatment to each patient and avoid therapies that are not going to be successful.

Immunotherapy is a type of cancer treatment that helps the patient’s immunological system to combat it and has a hugely positive impact in cancer treatments, even though it does not work in all cases: it is highly successful in some patients whereas in others it has little or no effect. Given the risks inherent in these procedures, a growing need has emerged to specify which patients are more likely to benefit from them, thus avoiding unnecessary exposure of those who will not benefit.

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Beni culturali: come preservare il patrimonio attraverso l’impiego di nanotecnologie avanzate prodotte nei laboratori di ricerca. Una risposta viene dalla ricerca pubblicata su Nanomaterials e condotta dall’Istituto officina dei materiali del Cnr e dall’Università degli Studi dell’Aquila

Nanoparticelle di idrossido di magnesio e di calcio per la conservazione dei beni culturali e in particolare per il restauro dei relitti di barche d’epoca. Questo l’oggetto dello studio pubblicato su Nanomaterials e condotto dall’Istituto officina materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila. Lo studio è stato condotto su campioni provenienti dal relitto di una barca antica galloromana, la Lyon Saint George 4, ritrovata nei pressi di Lione. I campioni per l’analisi sono stati forniti da ARC Nucleart, un istituto della commissione di energia atomica francese che si occupa specificatamente della prevenzione del legno.

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Greenpeace diffonde oggi una guida all’acquisto dei detergenti per permettere di scegliere prodotti privi di materie plastiche, usate spesso come ingredienti in detersivi e saponi per il bucato, le superfici e le stoviglie e destinate a finire nell’ambiente.

Lo scorso luglio l’organizzazione ambientalista, con il rapporto “Plastica liquida: l’ultimo trucco per avvelenare il nostro mare”, aveva già denunciato la presenza di materie plastiche in forma solida (note come microplastiche), liquida, semisolida o solubile in numerosi detergenti presenti sul mercato italiano. “Nelle prossime settimane, a causa delle nuove restrizioni dovute alla pandemia, passeremo molto più tempo in casa che probabilmente impiegheremo per prendercene cura. Cerchiamo dunque di acquistare prodotti privi di ingredienti in plastica, in qualsiasi forma essa si presenti, per non aggravare la contaminazione globale” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace.

Leggi il rapporto!

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Taking omega-3 fatty acids and vitamin D3 supplements does not neither increase nor decrease the risk of developingatrial fibrillation, according to late-breaking research presented today at the American Heart Association’sScientific Sessions 2020. The virtual meeting is Friday, November 13 – Tuesday, November 17, 2020, and is a premier global exchange of the latest scientific advancements, research and evidence-based clinical practice updates in cardiovascular science for health care worldwide.

Atrial fibrillation is a rapid, irregular heartbeat caused by chaotic electrical signals in the top chambers of the heart. Atrial fibrillation is the most common heart rhythm disturbance, and it can lead to blood clots, strokes, heart failure and other heart-related complications. Atrial fibrillation risk increases with age, high blood pressure and heavy drinking and can be common among multiple, biologically related family members.

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Meccanismo di formazione della molecola perfluorurata modello, fotocatalizzata dal materiale am-CN

 

Uno studio guidato dall’Università di Trieste e pubblicato su Science Advances ha messo a punto un materiale che, sfruttando la luce solare, è in grado di sintetizzare molecole ad alto valore industriale. Lo studio propone una tecnica che evita l’utilizzo di metalli costosi, tossici e non riciclabili, aprendo la strada ad una industria chimica sostenibile e dai costi moderati.

Una ricerca guidata dall’Università di Trieste e pubblicata oggi sulla rivista scientifica Science Advances, ha messo a punto un materiale a base di nitruro di carbonio che ha caratteristiche adatte ad un utilizzo per tecniche di fotocatalisi: sfruttando l’energia proveniente da una radiazione luminosa, il materiale attiva reazioni chimiche che portano alla formazione di molecole ad alto valore industriale senza l’utilizzo di metalli tossici e costosi. Si tratta di molecole di grande importanza, perché potenzialmente utili a migliorare le prestazioni dei dispositivi a cristalli liquidi, come gli schermi di PC, TV o smartphone.

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Lunedì, 16 Novembre 2020 09:45

Caffe' amaro per la biodiversita'



C’è tanta, troppa natura sacrificata in molti prodotti di largo consumo, alcuni dei quali tipicamente italiani, come il caffè: l’80% della deforestazione mondiale è, infatti, è dovuta alla necessità di fare posto ai pascoli per la produzione di carne, alle piantagioni di soia e olio di palma richiesti dai Paesi occidentali che consumano e sprecano sempre di più. I consumi dell’Europa sono responsabili del 10% della deforestazione globale, che avviene prevalentemente al di fuori dei confini dell’UE, e il nostro Paese ha un’alta responsabilità visto che siamo un tradizionale importatore di materie prime provenienti dalle foreste: non solo legname, ma anche carni, soia, olio di palma, caffè, cacao, cuoio, e altro ancora, tutti prodotti ad alto ‘contenuto’ di deforestazione.

Lo svela il nuovo report del WWF lanciato oggi dal titolo “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?” dove gli esempi della deforestazione ‘incorporata’ in molti dei beni di consumo evidenziano i link nascosti tra la perdita impressionante di foreste e i nostri gesti quotidiani: negli ultimi 30 anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreni, più o meno quanto la superficie dell’intera Unione Europea, gran parte dei quali in aree tropicali. Ogni anno vanno persi circa 10 milioni di ettari a causa della conversione di foreste in terreni agricoli. Un danno enorme sia per la biodiversità, visto che circa l’ 80% delle specie animali e vegetali terrestri del Pianeta vive nelle foreste, sia per gli effetti drammatici sui cambiamenti climatici: la perdita di foreste amplifica la crisi climatica a causa delle elevatissime quantità di carbonio che vengono rilasciate e a causa delle perdita della regolazione del sistema climatico nel suo complesso.

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As the COVID-19 pandemic intensified the global health crisis, the containment of SARS-CoV-2 infection in pregnancies, and the inherent risk of vertical transmission of virus from mother-to-fetus (or neonate) poses a major concern. Most COVID-19-Pregnancy patients showed mild to moderate COVID-19 pneumonia with no pregnancy loss and no congenital transmission of the virus; however, an increase in hypoxia-induced preterm deliveries was apparent. Also, the breastmilk of several mothers with COVID-19 tested negative for the virus.

Taken together, the natural barrier function during pregnancy and postpartum seems to deter the SARS-CoV-2 transmission from mother-to-child. This clinical observation warrants to explore the maternal-fetal interface and identify the innate defense factors for prevention and control of COVID-19-Pregnancy. Lactoferrin (LF) is a potent antiviral iron-binding protein present in the maternal-fetal interface. In concert with immune co-factors, maternal-LF modulates chemokine release and lymphocyte migration and amplify host defense during pregnancy.

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